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In automobile

Il campanile di Sgonico dietro ai campi coltivati

Un primo assaggio delle bellezze del Carso e del suo territorio lo si può avere anche seguendo un itinerario in automobile con tappe in alcuni dei punti di maggiore interesse dell'altopiano alle spalle di Trieste.

 

Se si scende verso la Strada regionale 14 invece di proseguire dritti una volta passato il casello autostradale del Lisert, in breve si raggiunge San Giovanni di Duino, dove si può parcheggiare l'automobile per una visita alle foci del Timavo, camminando lungo il sentiero che inizia nei pressi del Monumento ai Lupi di Toscana. In fondo al percorso si trovano le risorgive del corso d'acqua che nasce in Slovenia e scorre sotterraneo per 40 chilometri tra le rocce carsiche.

 

La tappa successiva, vera e propria porta d'ingresso per il territorio di Mare Carso, sono il porticciolo Duino, il Castello e i resti dell'antico maniero che precedono, lungo la Strada regionale 14, il bivio che porta alla Baia di Sistiana, punto di interesse turistico con le sue offerte di servizi per la balneazione ma anche sede di società nautiche e di un'intensa vita notturna estiva. Dallo slargo dell'incrocio, in direzione del mare, ha inizio anche il Sentiero Rilke, splendida passeggiata in cima alla Falesie di Duino con vista mozzafiato sull'intero Golfo di Trieste.
Una volta risaliti dalla Baia, nei pressi della quale è in costruzione uno dei complessi turistico-residenziali più affascinanti del Mediterraneo (Porto Piccolo), si abbandona la Strada regionale 14 per seguire la Provinciale 1 (o “del Carso”) che si snoda lungo l'intero altopiano ma che ci fa fare tappa prima ad Aurisina cave, sede comunale e sede di una delle cave a cielo aperto più grandi d’Europa. Profonda circa 110 metri, produce vari tipi di “marmo del Carso”, con il quale sono state realizzate celebri opere architettoniche in tutto il mondo: dal Parlamento di Vienna alla stazione centrale di Milano, dalla metropolitana di Atlanta ad alcuni edifici alla Defense di Parigi.
Poco più avanti lungo la Provinciale, si attraversa l'abitato di Aurisina – Nabrežina dal quale si devia svoltando a sinistra in direzione di San Pelagio – Šempolaj, abbandonando la strada principale. Da qui in poi potremo imbatterci in qualche tipico esempio di architettura carsica con i caratteristici portali d'ingresso, i ballatoi e le finestre piccole, tradizionalmente a protezione dal freddo ma ideate anche per poter ridurre al minimo i problemi di statica dovuti al pesante materiale di costruzione delle abitazioni. Tipico anche il cortile interno, così come altri elementi architettonici, oggi spesso sopraffatti da costruzioni recenti con scarsi legami al territorio.

 

Da San Pelagio – Šempolaj ci immettiamo sulla Strada Provinciale 7 in direzione di Samatorza - Samatorca e Sales - Salež dove troviamo numerose, soprattutto in primavera e durante l'estate, le frasche: il tipico modo di segnalare le osmize: esercizi pubblici la cui tradizione risale alla fine del ’700 durante l'amministrazione austriaca di questi territori, che possono rimanere aperti per un periodo limitato di tempo. Il nome deriva dallo sloveno osem (otto) che indicava il numero di giorni (stabiliti per decreto imperiale nel 1784) durante i quali i produttori potevano vendere vino e altri generi alimentari, indicando con una frasca l’esistenza dell’osmiza.

 

Poco prima dell'abitato di Gabrovizza - Gabrovec svoltiamo a sinistra e saliamo in direzione Sgonico - Zgonik ma, prima di raggiungerne la piazza, vale la pena fermarsi per una visita al giardino botanico “Carsiana. Da Sgonico- Zgonik, prendendo a destra e attraversando la piazza davanti alla sede comunale, ci dirigiamo verso Rupinpiccolo - Repnič e Repen. Una volta raggiunta quest'ultima località, un bivio ci guida – seguendo le indicazioni – verso la frazione di Borgo Grotta gigante - Briščiki, sede dell'omonima cavità: tra le più grandi al mondo aperte al pubblico. Dopo la visita torniamo a Repen ripercorrendo lo stesso tratto di strada e, una volta al bivio, giriamo a destra verso Col. In breve ci troviamo ai piedi dell'altura che ospita la Rocca di Monrupino - Repentabor con una chiesa del XVI secolo e la Casa comunale, antico manufatto dove erano soliti riunirsi i saggi del paese. La Rocca, visibile da gran parte del Carso, è un “tabor” fortificato risalente al Medioevo, ai cui piedi si trovano i resti di un castelliere preistorico dell'Età del bronzo. Si trattava di fortificazioni costituite da una o più cinte murarie costruite a secco e, nonostante le campagne di studio finora messe in atto, restano parecchi dubbi riguardo abitudini e origine delle popolazioni che li abitavano. Non si è mai stabilito, infatti, se i castellieri fossero abitati durante tutto l'anno o se vi fossero vincoli gerarchici tra le varie strutture.